Bellomo a tutto campo: "Altro che campionato mediocre, in Eccellenza ci sono grandi allenatori"Il mister del Villabate: "Occorre lavorare con i giovani. Gli arbitri? Devono stare più tranquilli". Frittitta lancia la proposta contro gli stadi vuoti: "Giochiamo la domenica mattina"
04/11/2009
90011.it - Bellomo a tutto campo: 90011.it - Ciao mister, come procede il cantiere Villabate?
BELLOMO - In questo momento stiamo facendo di necessità virtù, abbiamo tanti infortunati e per giunta in alcuni ruoli chiave. Lavoriamo come sempre e cerchiamo di inventarci soluzioni alternative, coi tanti giovani a disposizione almeno si ha la gratificazione di poter crescere in maniera sana dei ragazzi.
90011.it - Oggi più che l’aspetto tecnico-tattico vorremmo toccare con te dei temi che vanno al di là, e coinvolgono il mondo del pallone dilettantistico e quello siciliano in particolare.
BELLOMO - E´ ora che affrontare alcuni aspetti delicati, e che investono il mondo del calcio dilettantistico nel suo complesso. I nostri problemi non sono certo quelli tecnici tattici, ma sono più generali, ed è giusto iniziare ad analizzarli in maniera seria. Basta con la banalità del crosso del tiro, ci sono dei discorsi nel calcio siciliano che vanno sviscerati. Quello economico, prima di tutto. Ormai ci sono costi che non possono più essere sostenuti da molte società. I tempi di una volta sono tramontati. Dieci anni fa era l’epoca in cui i comuni si facevano carico di tanti incentivi, gli sponsor erano munifici e quindi c’era un maggiore benessere per tutti. Oggi siamo in piena crisi, non si riesce a risolvere il problema immondizia per le strade, capirai che interessa ai comuni del calcio; anche gli sponsor in tempi di vacche magre si sono allontanati. E quindi giusto cambiare prospettiva; nel calcio attuale e soprattutto al nostro livello bisogna dare spazio ai giovani. Oggi ad esempio noi piangiamo il Licata, ma perché? Perché i dirigenti sono stati costretti negli ultimi dieci anni a spendere milioni e milioni, finendo tutto e ad un certo punto non ce n´era più. Altro luogo comune poi è quello che "spendo i soldi perché vinco", ma perché se vinci hai un ritorno economico? Non c´è in questo calcio alcun ritorno. E’ un vuoto a perdere. E allora io dico che in serie D e in categorie superiori devono andare le società che possono davvero. Oggi in Sicilia le uniche due società che possono fare calcio ad un certo livello sono Gela e Siracusa. Quest’ultima perché ha la forza economica, il Gela per scelta di una persona alla Lotito come Tuccio, un grande personaggio, che ha dato tutto a questa squadra. Ma quali altre potenzialità economiche ci sono per fare calcio ad un certo livello? Nessuna.
90011.it - La provincia di Palermo pare quella che risente maggiormente della crisi, dopo il Palermo calcio il buio, mentre nelle altre province sono in molti a fare la D.
BELLOMO - Attenzione, ma questa D, tanto decantata, ci dà effettivamente qualcosa? O è solo per accontentare la gente? Basta, questa D non ci dà nulla, io vorrei domandare ai miei fraterni amici, a cominciare da Roberto Boscaglia, se loro sono felici per come lavorano. Il lavoro per me è stare coi ragazzi, anche i giovanissimi. Come ieri sera che siamo stati fino a tardi al campo, è vederli crescere: questo è il lavoro dell’allenatore. Allenare Di Somma è facile.
90011.it - Veniamo a questo auspicabile incontro tra tutti gli allenatori della categoria coi vostri rappresentanti, lo ritieni un passaggio indispensabile? Si può organizzare entro Natale un incontro a Palermo?
BELLOMO - Io sono assolutamente favorevole, è ora che noi allenatori abbiamo una precisa identità, basta farsi la guerra. E’ la guerra dei poveri, in queste categorie ci parliamo male tra di noi; io per mia forma mentis non parlo mai male di nessuno, ma è giunto il momento di unire le forze. Siamo così stupidi? Posso capire Mourinho che parla male di Ancelotti perché lì ci sono interessi economici dietro, ma noi? Allora io mi sono reso conto di una cosa: negli ultimi dieci anni gli allenatori sono cresciuti molto, oggi se c’è un livello di equilibrio del torneo non è per la mediocrità, ma perché gli allenatori sono preparati e non si vedono più squadre buttate come dadi sul tavolo. Ci sono squadre che sanno stare davvero in campo, e questo perché sono cresciuti gli allenatori. Io per parte mia sono a disposizione per un incontro di tutta la categoria da farsi entro Natale, un incontro che coinvolga anche il settore dei dirigenti sportivi.
90011.it - Quindi smentisci categoricamente che quello attuale sia un campionato mediocre livellato in basso?
BELLOMO - Ma certo. Gli allenatori in circolazione sono migliorati tantissimo e ti dirò di più: 5/6 nomi sono già prontissimi per andare in D senza alcun problema. Purtroppo la Sicilia non conosce la meritocrazia, e questi allenatori che meritano di salire di categoria, lo meritano per come hanno lavorato in questi anni, per la qualità e l’impegno che hanno già dimostrato. Ci sono allenatori in D che si sono trovati catapultati in quel mondo sol perché la crisi impediva, magari alle società all’atto di un esonero di prendere un altro allenatore e così si rivolgevano al settore giovanile. E ce ne sono tante. Mentre in questo campionato ci sono allenatori che sanno lavorare davvero, e io quando vado ad affrontare le loro squadre, anche se non hanno più i nomi "griffati", trovo sempre che riescono a metterti in difficoltà. C’è però anche il rovescio della medaglia; ossia, e non me ne vogliano i colleghi, oggi si diventa allenatori troppo facilmente. E questo è un discorso che coinvolge anche la struttura federale, ecco perché io sono rientrato nell’associazione, anche grazie a Tonino Cerro: cerchiamo di fare attenzione a questi corsi, ci sono troppi allenatori e la quantità non fa la qualità. Adoperiamoci che questo calcio continui a crescere, e noi allenatori diamoci l’appellativo, come fanno coi vini e con l’olio, di allenatori DOC e DOP. Ci sono allenatori che sono già in grado di avere questo titolo meritocratico; quindi diamoglielo! Questi allenatori, qualunque giocatore hanno avuto, lo hanno migliorato.
90011.it - Come è successo a te due anni orsono all’Akragas, che in piena zona retrocessione e quindi una squadra modesta, sei riuscito poi a portare quattro ragazzi in serie D?
BELLOMO - E aggiungo anche 12 anni fa il Petrolacci che io portai a Mazara quando era ancora ragazzo. Ma ci sono tanti allenatori che hanno seminato benissimo e che meritano maggiore rispetto. Noi siamo allenatori da marciapiede, dobbiamo saper fare tutto, il salotto e anche la strada; è quindi necessario sentire la voce di tutti i mister, capire quali sono i loro problemi, ecco quello che io voglio dall’associazione. Affinché abbiano tutti voce e che soprattutto siano maggiormente rispettati. E allora invece di invitare Mourinho a Palermo a fare lo stage, chiamiamo questi allenatori di Eccellenza e facciamoci dire quali sono i problemi che incontrano. Che poi sono i problemi di questo calcio. Ne pongo uno: le strutture. E’ un problema che devo affrontare personalmente; qui a Villabate non so dove far allenare la mia squadra. Io sono costretto a fare gli allenamenti allo stadio, in una metà campo, in quanto non c’è dove andare. E non per colpe di altri, ma perché la Sicilia non ha strutture. Noi abbiamo un assessore che vuole fare le cose per bene, ma la burocrazia lo frena, vedi pure quello che è successo lo scorso anno a Bagheria. Purtroppo la burocrazia sta frenando anche il calcio. Snelliamo le procedure, non è colpa delle società. La carenza di strutture è un dramma per tutti noi ma soprattutto per i giovani. Perché non dimentichiamoci che il calcio in Sicilia è una grande industria che dà lavoro a tanta gente! Proprio così, sono in tanti i ragazzi che vivono di calcio, tanti addetti ai lavori, tanto indotto. E’ una macchina che si trascina un grosso carrozzone sia in termini economici che in termini sociali. E’ un aspetto questo di una estrema delicatezza, che tutti dovrebbero tenere a mente. Qui si dà lavoro a tanta gente sul serio!
90011.it - Veniamo al capitolo arbitri. Oltre alla generale incapacità, c’è un clima di tensione e supponenza che non fa bene all’ambiente. Sette allenatori espulsi in nove gare e una marea di dirigenti che hanno subito la stessa sorte, appare francamente sproporzionato, non credi?
BELLOMO - Quando parlo di rispetto mi riferisco anche agli arbitri, che devono immedesimarsi in noi allenatori che facciamo tanti sacrifici. A me non va leggere il mio o altri nomi tra gli squalificati per colpa di arbitri senza personalità o incapaci, noi facciamo tanti sacrifici e diamo il massimo di noi stessi. Gli arbitri devono stare un po´ più tranquilli, fare meno i protagonisti e capire le difficoltà di chi deve gestire tanti ragazzi. Anche la Federazione non deve esagerare con alcuni provvedimenti. Cito un episodio che mi ha riguardato direttamente, all’Arenella, nel quale tra l’altro tu eri testimone. Sono stato espulso “per comportamento irriguardoso e violento”, un giudizio che non sta né in cielo né in terra, in quanto quel giorno non ho proferito parola. E come me anche altri hanno subito la stessa sorte. Allora cerchiamo di trovare un punto di intesa e cerchiamo un dialogo costruttivo. Io con tanti arbitri sono cresciuto insieme, per loro ho rispetto autentico e quindi è giusto che loro ne abbiano altrettanto nei nostri riguardi. Fin ad oggi ho visto soltanto due arbitri lavorare con il sorriso sulle labbra, due soltanto! Gli altri hanno atteggiamenti da prima donna, irrispettosi e che irretiscono. Devono essere in linea con la categoria e con la problematica di queste società. Un altro monito che voglio lanciare è questo: finiamola di farci ammaestrare dagli altri. I domatori siamo noi, cioè le società e noi allenatori; non possiamo dare agli altri quello che non è fattibile. L’Eccellenza deve essere una categoria di lancio. Amo definirla il campionato Lego come i giocattoli che si devono costruire. L’Eccellenza è un ponte tra i giovanissimi ed il calcio di un certo livello. E’ qui che dobbiamo sperimentare, dobbiamo lanciare i giovani, se non lo facciamo in questo ambito, dove possiamo crescerli i ragazzi? Per questo basta con la schiavitù di certe piazze che vogliono la luna senza sapere che non la si può più raggiungere. Ripartiamo umilmente daccapo, diamoci una bella ridimensionata, il nostro vero lavoro è con i giovani, dare spazio a loro, valorizzarli, e magari invece di avere soltanto tre “under” sarebbe auspicabile aumentarli notevolmente. Io addirittura ti dico che in Eccellenza abolirei l’esonero, perché un allenatore possa costruire nel tempo e con calma, senza essere succube di certi ambienti che vogliono tutto e subito. Vedi l’attuale torneo in cui, tranne un paio di eccezioni, le altre squadre sono state formate ex-novo. Il calcio non è una friggitoria che metti le panelle e sono pronte, non è questo.
90011.it - In questo mondo senza sentimenti, cosa resta ad un allenatore dopo anni di battaglie sportive?
BELLOMO - Guarda, dopo tanti anni di lotte sui vari campi della regione, la soddisfazione per un allenatore come me è quella di aver dato qualcosa ai giovani, sapere che sono cresciuti umanamente e calcisticamente. E’ una grande soddisfazione quando molti di loro mi chiamano a distanza di anni per informarsi per ringraziarmi: ecco sono queste le uniche gratificazioni. O genitori che ti dicono grazie per aver dato qualcosa ai loro figli, o ancora le belle accoglienze che ancora ho in molte città dove ho allenato. E´ l´unico tipo di ritorno che questo calcio ti dà.
90011.it - E’ opinione diffusa tra gli addetti ai lavori che coi ragazzi non si allena più la tecnica, ma si bada solo all’aspetto tattico e fisico. Qual è il tuo giudizio?
BELLOMO - Purtroppo abbiamo subito gli influssi di un calcio che fu, per questo ti dico che Giovanni Di Somma è uno dei tre quattro che hanno quel gesto tecnico che fa la differenza. Oggi si parla di velocità, ma la velocità non è nella corsa dell’atleta ma della ricezione e trasmissione della palla, e lui ad esempio è un maestro. Oggi abbiamo abbandonato la tecnica, il gesto puro, anche nelle scuole calcio. Io sarò un pazzo, un sognatore, ma a volte mi fermo con i ragazzi per migliorare non solo la tecnica, ma ad esempio la postura di un giocatore nel momento in cui gli arriva la palla e il modo in cui la cattura: è importantissimo, perché da lì parte tutto; l’orientamento associato al gesto tecnico è tutto nel gioco del calcio, ecco perché dico che avremmo bisogno di più tempo per cercare di far crescere questi giovani. Ti faccio l’esempio di Cumbo, che io considero un grande giocatore: è in grande crescita, ma dietro di lui ci sono almeno altri duecento ragazzi che hanno il potenziale per crescere bene; come Gianluca Flauto qui da noi e tanti altri ragazzini che hanno il potenziale perché hanno caratteristiche precise, il miglioramento non è mandarli in campo ma è farli lavorare. Sono davvero tanti i ragazzi che hanno bisogno solo di crescere bene e senza fretta. Ancora un esempio: Vinciguerra della Gattopardo, altro gran giocatore di cui non parla nessuno (confermiamo che invece noi ne abbiamo parlato benissimo, ndr), Monreale del Kamarat. Come il nostro Priola che unisce una grande forza fisica. Tutti questi ragazzi ti fanno capire che il lavoro del calcio deve essere questo: coi giovani, non con il denaro che tiranneggia tutto. Occorre maggiore attenzione verso i ragazzi, dar loro la possibilità di crescere in maniera sana e senza assilli, cercando di migliorarli, perché questo è il principale compito di noi allenatori. Migliorare i ragazzi e dar loro la prospettiva di un domani dove possano occupare un posto di lavoro, perché non mi stanco di affermare che il calcio in Italia, dalle categorie basse in su, è un posto di lavoro. E lo è per tutti. Fammi dire che i veri eroi del calcio siamo noi, senza falsa modestia, siamo noi che mettiamo tutto e ci mettiamo la faccia, ed è per questo che chiediamo maggiore rispetto. E’ per questo che sono rientrato nell’associazione allenatori: per costruire e cambiare tutto il sistema.
Con il direttore sportivo giallorosso Pasquale Frittitta invece tocchiamo un altro tema fondamentale: la necessità, oramai improrogabile, di cambiare l’orario o il giorno deputato per le gare del campionato di Eccellenza.
90011.it – Direttore, quella del cambio d´orario può essere una soluzione aver maggiore risalto ed un po´ di pubblico in più?
FRITTITTA - E’ una battaglia che va combattuta. Il campionato di Eccellenza non può più giocare la domenica in contemporanea con la serie A, veniamo fagocitati. Faccio il nostro esempio: lo scorso anno, quando giocammo l’anticipo al sabato con il Marsala - neanche un big match - ebbene facemmo il pienone! La domenica successiva, con la squadra prima in classifica, contavamo soltanto 20 spettatori e, cosa ancora più frustrante, dalle abitazione adiacenti lo stadio si sentivano le urla per la partita del Palermo! Cosa dire di più? E’ ora di giocare in un altro orario. Per esempio se giocassimo la domenica mattina, alle 11, si avrebbe maggiore visibilità, maggiore pubblico e si abbatterebbero i costi in quanto le società risparmierebbero sul pranzo per i giocatori. O ancora giocare il sabato pomeriggio, per aver più risalto anche sui giornali che potrebbero dedicarci più spazio e non relegarci in fondo alle pagine il lunedì mattina, quando esiste solo la serie A. Al presidente Morgana e ai vertici federali noi chiediamo di valutare questa situazione, a voi stampa chiediamo di darci una mano prima che sia troppo tardi, perché così si rischia solo di affondare.
Gianluigi Carlino
Fonte: http://www.90011.it