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 No alla tessera del tifoso

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MessaggioTitolo: Re: No alla tessera del tifoso   No alla tessera del tifoso - Pagina 4 Icon_minitime2010-07-07, 15:09

Tessera del tifoso. Tra banche marketing e controllo sicuritario

Ci siamo quasi o, ci dovremmo essere. All’inizio della stagione calcistica 2010/2011 dovrebbe partire la tanto decantata “Tessera del Tifoso”. Tanto si è sentito e tanto si è scritto, ma, nonostante questo, la tessera viene ancora descritta dai più come una semplice affiliazione alla propria squadra del cuore. Nei miei precedenti articoli avevo segnalato alcune delle nefandezze che questa tessera proponeva allo scopo di mantenerci in linea con la società del consumo e del controllo nella quale viviamo. Il Dott. Maurizio Martucci [nella foto sopra], giornalista e autore di diversi libri, ha segnalato, attraverso numerosi articoli, un’ulteriore e interessantissima falla di questa tessera, il micro-chip a tecnologia Radio Frequency Identification (RFID). lo abbiamo incontrato e gli abbiamo posto qualche domanda.

Inizierei subito con il chiederle: quale differenza c’è tra la Tessera del Tifoso italiana e quelle già in uso nelle altre nazioni europee?


La differenza è sostanziale, oltre che di genesi. All’estero la tessera del tifoso è esattamente il contrario del nuovo ‘Modello Italia’ voluto dal Ministro Maroni e dall’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive. In Germania, Portogallo, Spagna e Inghilterra la tessera del tifoso non è obbligatoria ma facoltativa. Viene vissuta come un privilegio, non come un’imposizione calata dall’alto. E non é necessaria per abbonarsi allo stadio. Non è una carta di credito e nemmeno una carta ricaricabile. Le carte al consumo col brand di banche o circuiti di intermediazione finanziaria, American Express, MasterCard o Visa sono ben altro. Ad esempio Chelsea e Liverpool offrono ogni anno delle vere e proprie ‘Priority Card’, cioè carte di priorità, delle membership card per avere il diritto di prelazione all’acquisto dei biglietti prima di altri tifosi. E’ una fidelizzazione attiva del fan alla vita del club: più stadio vivi, più trasferte fai, prima degli altri puoi prenotare il tuo posto per andare in trasferta a Birmingham o Manchester. E non c’entrano niente i gadget né le banche. Non è una fidelizzazione necessariamente commerciale come in Italia, dove si parla forzatamente di sconti per stazioni di servizio dell’Autogrill o di merchandising. E poi, oltretutto, deve ancora essere presentato un ventaglio di servizi e prodotti. Pensate: stanno vendendo queste carte senza nemmeno informare il consumatore su quali offerte potrà contare: bel modo di fare marketing! Farebbe inorridire ogni studente universitario alle prese con una progettazione di start-up, di lancio sul mercato di un nuovo prodotto. Ti dicono: “Tu intanto prenditela, poi ti diremo cosa farci!” Nei paesi iberici invece la tessera del tifoso ti da diritto ad entrare davvero nel cuore del club: i tifosi di Barca, Benfica, Sporting e Real Madrid con queste carte ci eleggono pure il presidente, insomma entrano in prima persona nelle questioni decisionali. Ti dicono: preferisci Florentino Perez o Laporta per la presidenza? Una tessera, un voto in assemblea. Esattamente l’opposto dell’Italia, dove il tifoso sarà un soggetto passivo, forzato solo ad obbedire e pagare, a farsi mungere il portafogli con la scusa dell’amore per la maglia. Ma lo deve fare, sennò si scorda lo stadio! Sono certo di una cosa: se prima di iniziare questo tormentato programma avessero chiesto un parere preventivo ai tifosi, dicendo: “Abbiamo pensato questa carta. Si chiamerà Tessera del Tifoso. Siete favorevoli o contrari? La volete? Si o no?”. Immagino le risposte della gente. Un plebiscito. E invece non hanno chiesto niente a nessuno. Si sono armati e sono partiti. Ecco le conseguenze…

Chi potrà usufruirne e chi no? Ci saranno dei cittadini di serie A e dei cittadini di serie B proprio come i campionati di calcio nostrani?

Pensata come strumento di contrasto al fenomeno della violenza nel calcio, stiamo assistendo al più classico scarica barile, ad una sorta di politica nel nome di Ponzio Pilato. Le società se ne lavano le mani. Provate a chiedere ad un direttore di marketing di Serie A, B o Lega Pro se al momento della vendita della sua tessera del tifoso riuscirà a garantirvi l’incolumità fisica dentro e fuori lo stadio, in casa o in trasferta. Sai cosa ti diranno? “Non dipende da noi”. A no? E da chi deve dipendere? Eppure il contratto lo stipulate voi! Eppure negli stadi la sicurezza la garantiscono le società con gli steward, che sono loro personale interno! La discriminante è la legge: non c’è una legge dietro il programma tessera del tifoso, e ogni società adotta arbitrariamente le sue soluzioni. Ad uso e consumo privato, alla faccia del legislatore! Un’anomalia tipicamente italiana. Siamo alla deregulation: Modena, Cesena e Bologna la negano a chi ha dei carichi pendenti. Roma, Lazio, Samp, Varese e Figline hanno rispolverato una legge del 1956 che parla di diffida del Questore per dediti all’ozio, vagabondaggio, spaccio di droga, sfruttamento alla prostituzione. E che c’entra un foglio di via per questi reati col calcio? Tutti i club la vietano ai destinatari di DASPO e ai condannati per reati da stadio anche in primo grado. Ecco il punto: e se uno viene assolto in appello o in cassazione? Dov’è il garantismo e il presupposto di non colpevolezza fino al terzo grado di giudizio? Il TAR del Lazio si pronuncerà sull’incostituzionalità dell’art. 9 L. 41/07, magicamente sparito nel nulla dai contratti! Capitolo DASPO: chi c’è l’ha… già lo scorso anno non poteva comprare i biglietti nominativi e non entrava allo stadio. Dov’è la novità della tessera del tifoso? Siamo all’isterismo normativo… Il prossimo anno dovremmo chiederci se il nostro vicino di posto ha scontato una condanna per evasione fiscale, omicidio o pedofilia. E non per quale squadra tifa…

Ma non doveva servire solo per garantire di seguire la propria squadra nelle trasferte?

Si, ma guardiamo il precedente dell’ultimo Genoa-Milan: da Milano 371 milanisti avevano comprato i biglietti con regolare tessera del tifoso alla mano. Volete sapere qual è stata la loro garanzia? Nulla! Trasferta vietata e partita giocata con lo stadio a porte chiuse per problemi di ordine pubblico! A mio avviso la situazione potrebbe anche peggiorare. Perché per le prossime trasferte molti potrebbero evitare il settore ospiti, mischiandosi nelle tribune o nelle curve confinanti. Con quali caotiche conseguenze? Si tornerebbe ad una condizione tipica degli anni ’80, quando i tifosi avversari erano a contatto con quelli di casa. E intorno c’era il cordone della Polizia a sorvegliarli. E’ già successo a Siena-Roma. Si pensa di risolvere un problema e se ne creano altri. Come il tira e molla della coperta. Coprire da una parte per scoprirne un’altra. Per cose di questo tipo sono successi l’Heysel e le morti di Filippini, Di Maio…

Come mai una semplice tessera che, come dicono, servirebbe semplicemente alla fidelizzazione con il proprio club ha bisogno di un codice IBAN (International Bank Account Number) e di un relativo contratto con la banca di turno?

Non è proprio così. Sapendo che non potevano imporre l’apertura di milioni di conti correnti bancari ex novo ai tifosi di calcio italiani, si sono limitati a realizzare carte ricaricabili, tipo bancomat al possessore, cioè spendi moneta elettronica finché ci ficchi dentro moneta cartacea. E’ il paradiso delle banche: liquidità in cambio di virtualità! Statistiche alla mano, è un mercato potenziale di circa 4 milioni di nuove tessere del tifoso, cioè di circa 4 milioni di nuove carte ricaricabili da attivare dall’oggi al domani. Ogni operazione, tipo una ricarica o una movimentazione standard, costa in media 1 euro. Ogni carta, cioè ogni tessera del tifoso venduta, in media costa 10 euro. Moltiplicate per 4 milioni di clienti… e il conto totale è presto fatto. E le statistiche dicono che ogni carta ricaricabile fa in media tra le 12-14 movimentazioni annue. Almeno siano onesti: parlino apertamente di tessera del tifoso esclusivamente per una fidelizzazione economica. Perché di per sé il tifoso nasce già fedele. Ma a loro interessa legarlo economicamente, non affettivamente….

E la privacy? E Il micro-chip a tecnologia Radio Frequency Identification?

E’ un micro-chip che memorizza dati, localizzandoli anche geograficamente, canalizzandoli dentro un data base a disposizione di Club, società emettitrici delle carte (ad esempio la Lazio ha la carta con Poste Italiane) e società convenzionate agli sconti (poniamo ad esempio Autogrill). Un data base su cui fare marketing 365 giorni l’anno! Entri in quel circuito… ed è fatta! Ti arrivano sms, newsletter, promozioni, opuscoli pubblicitari…. Già nel 2005 il Garante della Privacy metteva in guardia sulle criticità di questo RFID. Tranne pochissime eccezioni, il Sassuolo ad esempio, tutti gli altri contratti dei club che ho potuto esaminare, nemmeno riportano la sigla della tecnologia a radio frequenza e neanche le disposizioni di privacy che invece il Garante dice di richiamare in modo scrupoloso, nero su bianco. Come mai? So che l’Associazione in Difesa dei Consumatori Sportivi vuol ricorrere al Garante per denunciare questa violazione dei diritti. E FederSupporter ha fatto lo stesso per la questione dell’autocertificazione nell’atto di richiesta della card: vuole da FIGC e Lega Calcio una moratoria per non far passare migliaia di nominativi al vaglio della black list delle Questure, con quello che ne seguirebbe come appesantimento burocratico e svilimento dell’efficienza della pubblica amministrazione. Altrimenti l’autocertificazione a che serve? Va bene per avere un certificato di nascita dal mio comune ma non va bene per andare allo stadio?

Viviamo in una società dedita al controllo, alle mistificazioni e ai guadagni dei più, crede che prima o poi possa esserci una tessera anche per andare al cinema o… semplicemente per uscire di casa?

Dipende dai numeri, dai fatturati e dai trust, cioè dai blocchi di interesse economico e finanziario che si creano intorno ad un determinato fenomeno sociale. Dico per ridere e sdrammatizzare: se qualcuno brevettasse l’aria che respiriamo ogni istante, state certi che nascerebbe un mercato vergine per vendere l’aria a milioni di abitanti/clienti su tutto il pianeta! Oggi tutto è in vendita, anche pezzi di luna! Dagli anni ’80 in poi, il calcio è diventato preda di politiche capitalistiche sfrenate. Si è partiti con gli sponsor sulle maglie, poi con le multinazionali e con l’avvento delle pay-tv c’è stata un’accelerata improvvisa: l’ingresso delle banche nel ‘segmento tifosi’ credo sia nient’altro che il proseguo di questa strategia apolide consumeristica che sta traghettando la figura del tifoso semplice e spontaneo in quella di consumatore di servizi e prodotti. E’ uno stravolgimento dell’anima, uno smacco alla passione genuina e all’estemporaneità di chi sin da ragazzino soffriva per i colori della propria amata squadra. Domani tutto sarà prevedibile, tutto tracciabile, controllabile. Nulla avverrà più per caso. Mi torna alla memoria il periodo tra la fine del ‘700 e l’800, quello della lotta sulla visione del mondo che portò allo scontro illuministi e romantici. Oggi siamo arrivati alla tecnocrazia, alla sperimentazione di innovativi strumenti di controllo di massa. I tifosi delle curve si contrappongono a questo disegno con l’innato naturalismo delle espressioni aggregative libere e non condizionate…

Secondo lei, entrerà in vigore puntuale con l’inizio del campionato 2010/2011?

Non so, forse si, forse no. Già abbiamo assistito a 2 precedenti slittamenti. Non c’è 2 senza 3! Scherzi a parte… sono sicuro di una cosa: sin dalla prima di campionato ci saranno grosse anomalie e molte disparità in Italia. In questi giorni il Ministro Maroni ha mandato un segnale preciso ai club inadempienti: “Chi è senza tessera del tifoso, ne pagherà le conseguenze!” Beh… guardiamo proprio alle conseguenze, cioè alle spese: la gran parte degli stadi sono comunali. Molti Comuni hanno le casse prosciugate e i conti in rosso. Non sanno come far fronte alle spese per comprare tornelli, i lettori contactless per vagliare i micro-chip a RFID e nemmeno sono stati costruiti i tanto sbandierati varchi di accesso privilegiati. Su 132 società tra A, B e Lega Pro, ad oggi almeno il 75-80% non ha ancora la tessera del tifoso. E molti stadi non sono a norma. Quindi? Come la mettiamo? A meno di un clamoroso miracolo all’italiana nei mesi feriali di luglio e agosto, immagino ad esempio i tifosi di Milan e Varese che avranno le loro tessere del tifoso e quelli di Bari e Rimini che saranno senza… Staremo a vedere. Aveva ragione Franco Battiato: “Povera Patria…”

Fonte: http://www.mirorenzaglia.org
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MessaggioTitolo: Re: No alla tessera del tifoso   No alla tessera del tifoso - Pagina 4 Icon_minitime2010-07-09, 16:00

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MessaggioTitolo: Re: No alla tessera del tifoso   No alla tessera del tifoso - Pagina 4 Icon_minitime2010-07-13, 16:25

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MessaggioTitolo: Re: No alla tessera del tifoso   No alla tessera del tifoso - Pagina 4 Icon_minitime2010-07-14, 18:45

La “Tessera del Tifoso”, pasticcio di un’Italia che vorrebbe “disinfestare” gli stadi

Del pasticcio chiamato “Tessera del Tifoso” avrei aspettato ancora qualche settimana per parlarne, ma mi sento chiamato in causa dall’articolo del collega Sergio Carli. Un pezzo di cui non condivido una virgola, a dimostrazione del fatto che a Blitz il pluralismo è di casa.

No alla tessera del tifoso - Pagina 4 110

Parlo di “pasticcio Tessera” perché il caos è per prima cosa a monte: l’oggetto in questione non è, infatti, una legge dello Stato, né un decreto-legge emanato dal Governo (che pure se ne fa alfiere, con il ministro dell’Interno Maroni). Si tratta di una circolare amministrativa del 14 agosto 2009 in cui si dispone alle società di serie A e B e Lega pro di «garantire il rilascio della “tessera del tifoso” a chiunque la richiederà, contestualmente all’acquisto di un biglietto o all’esibizione dell’abbonamento». E’ un provvedimento che non è mai passato per una votazione in Parlamento e neanche per una discussione in consiglio dei Ministri. E già nelle righe della stessa circolare si intravede che il carattere di obbligatorietà della “tessera del tifoso” è perlomeno labile: «I Prefetti della Repubblica sentiti i Questori, sono invitati ad attuare ogni consentita attività di coordinamento, anche con il coinvolgimento delle società sportive, al fine di promuovere le attività sopra descritte in sede di condivisione delle strategie e degli obiettivi comuni».

Si dice che la “tessera” funzionerà come una carta di credito: in parte sarà così. L’attuazione del provvedimento porterà – nella peggiore delle previsioni – un paio di milioni di nuovi correntisti alle banche italiane. I “fedelissimi”, se vorranno abbonarsi alla propria squadra, o semplicemente avere la possibilità di poterla seguire in trasferta, dovranno farsi una “card” prepagata dal costo iniziale di 10-18 euro, ricarica iniziale obbligatoria di 25 euro, rinnovo annuale di 3. E dovranno ricordarsi di non lasciarla mai a zero, altrimenti sarà inutilizzabile.

Le differenze con una normale carta di credito o tessera fedeltà del supermercato è che chi vuole sottoscriverla passa per la questura. In teoria è vietata a chi è stato condannato in primo grado per reati “da stadio” e a chi sta scontando il Daspo (la diffida, misura preventiva e non punitiva, che non passa per un processo) ma è aperta a chi lo ha scontato 5 anni prima e poi non ne è stato più colpito. Ma tutto questo «salvo diverso parere della P.S.». In pratica è quindi grande la discrezionalità lasciata alle questure, che potranno decidere concedere o non concedere la “tessera” sulla base di insindacabili valutazioni. Ah, chi ha «violato il regolamento d’uso degli impianti», cioè ad esempio chi si sia seduto in un posto diverso da quello assegnato dal biglietto o abbia sventolato una bandiera di grandezza superiore a quella prevista, non potrà fare la “tessera del tifoso”.

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C’è un’altra peculiarità di questo oggetto: sarà dotato di tecnologia RFID (radio identificazione a distanza), usata finora per la tracciabilità delle merci e del bestiame. Sperimentata come strumento anti-terrorismo. E ora reinventata in Italia come dispositivo rintraccia-tifoso. Da casa all’autogrill, dal bar allo stadio, dai gradoni della curva al parcheggio della macchina. Non proprio come una carta di credito.

Al momento in cui scriviamo, questa “card” così speciale è stata adottata da quasi tutte le società di serie A, eccetto Cagliari, Lecce, Napoli e Udinese. Ma all’inizio del campionato manca ancora più di un mese. Gli ultras di tutta Italia, con rarissime eccezioni, hanno annunciato il boicottaggio: questo significherà che senza dubbio mancheranno all’appello centinaia di migliaia di abbonamenti. E che davanti agli stadi l’atmosfera non sarà comunque quella rarefatta dei centri commerciali, obiettivo finale delle logiche di “marketing securitario” che alla “tessera” hanno portato.

Stiamo parlando, a mio parere, di un provvedimento – peraltro inedito in Europa – concepito come “svuota-curve”, che affronta il fenomeno dei tifosi, delle curve e degli ultras con l’approccio della disinfestazione, che la storia e l’esperienza delle casalinghe ha già ampiamente bollato come fallimentare. Così come i topi finiscono tutti in casa del vicino, l’incasinato mondo legato allo stadio si trasferirà nelle strade delle città. Fenomeno che si è già verificato nella tanto esaltata Inghilterra.

No alla tessera del tifoso - Pagina 4 311

Un assaggio di quello che sarà ce lo ha già dato l’appena concluso Mondiale in Sudafrica. Una manifestazione riservata ai ricchi, essendo proibitivi i costi non tanto del biglietto dello stadio quanto del biglietto per il Sudafrica, nazione lontana da tutto. Benestanti da tutto il mondo e la classe medio-alta dei sudafricani (dubito che nel ghetto di Soweto abbiano fatto il pieno di ticket venduti) hanno dato vita sulle gradinate “mundial” a spettacoli di rara idiozia, benedetti dai media con l’ipocrita etichetta della “festa dello sport”. Frastuono continuo di vuvuzelas (falsamente spacciate come tradizione africana) che coprivano i normali cori di sostegno. Bancari imparruccati e squinzie in cerca d’autore (e di obiettivo), folle di volti dipinti e beoti lesti a farsi riprendere gioiosi e saltellanti da una telecamera che gli regalasse quattro secondi di notorietà. La squadra sta perdendo 4-0? Che ti frega, mostriamo la nostra felicità bovina in mondovisione. E mai uno che fosse andato allo stadio con una semplice maglietta della propria nazionale, no. Tutti agghindati nelle maniere più improbabili, per i sunnominati e televisivi motivi.

Non è questo lo spettacolo che mi va di vedere o a cui mi va di partecipare. Un calcio giocato davanti a spalti vuoti, o peggio ancora sterilizzati e ammaestrati, è uno sport che ha perso la sua anima. Sporca, “casinara” e parecchio, ma parecchio, popolare.

Fonte: http://www.blitzquotidiano.it
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MessaggioTitolo: Re: No alla tessera del tifoso   No alla tessera del tifoso - Pagina 4 Icon_minitime2010-07-16, 15:02

TESSERA DEL TIFOSO: POLEMICA
ANCHE PER LA PUBBLICITÀ - VIDEO


di Enrico Chillè

Tessera del tifoso: sì o no? Il provvedimento del ministro dell'Interno Roberto Maroni ha spaccato in due le tifoserie. C'è chi, pur di non rinunciare al proprio abbonamento e alle trasferte, in nome dell'amore per la propria maglia, ha sottoscritto la tessera. Ma si tratta di tifosi non organizzati, per la stragrande maggioranza: le curve ed i gruppi organizzati, infatti, continuano a ribadire la loro ferma decisione nel rifiutarla. La tessera del tifoso, frutto della circolare amministrativa (quindi non una vera e propria legge sottoposta a regolare iter legislativo in Parlamento) del 14 agosto 2009, è infatti definita dai più come un provvedimento liberticida. Effettivamente, il primo punto della polemica è la schedatura preventiva, presso le questure, di coloro che sottoscriveranno la tessera; non solo: la tessera, elettronica, possiede anche il sistema RFID che permetterebbe la localizzazione a distanza del soggetto (tutto ciò, in evidente contraddizione con il diritto alla privacy tanto reclamato dal governo nell'ambito del ddl-intercettazioni). Un'altra accusa alla tessera è il fatto di essere una carta di credito che può funzionare anche per la raccolta di "punti-fedeltà" nei negozi ufficiali delle società, e a questo punto è lecito chiedersi anche: la fidelizzazione del tifoso deve passare per forza attraverso un circuito bancario? In linea teorica non sembra affatto necessario, ma per le tante accuse dei tifosi la tessera è semplicemente uno strumento per far arricchire le banche che hanno stabilito questo rapporto di partnership con le varie società calcistiche. E le malelingue ricordano che Giancarlo Abete, presidente della FIGC, è fratello di Luigi, presidente della Banca Nazionale del Lavoro. Dopo aver toccato questi primi due punti, ora è bene sottolineare quanto, almeno in linea teorica, la tessera del tifoso possa andare a vantaggio della sicurezza negli stadi. I casi di violenza all'interno degli impianti sportivi, infatti, sono solo una piccola minoranza rispetto a quelli che vengono commessi fuori dagli stadi, nelle strade adiacenti. E nei dintorni dello stadio può andare qualunque libero cittadino, tesserato e non, quindi il problema della violenza non si risolverebbe così. L'unico risultato ottenuto finora dalla tessera del tifoso è stato quello di scioglimenti di gruppi e di intere curve, con la perdita di tutto il calore e la forza che solo il dodicesimo uomo in campo può dare.
Il Viminale è sempre stato abbastanza sibillino sulle caratteristiche della tessera, esaltandone solo gli aspetti positivi. Fermo restando che per abbonarsi per la prossima stagione il rilascio della tessera (a discrezione delle questure) è vincolante, ancora non si capisce a partire da quando la "fidelity card" sarà obbligatoria anche per recarsi in trasferta. Nemmeno lo spot che va in onda in questi giorni nelle reti Rai lo ha chiarito: nella comunicazione istituzionale, infatti, in cui dei bambini giocano a calcio sul terreno dello stadio Olimpico di Roma e raccontano di voler vivere uno sport sano e leale, viene illustrato lo scopo (riportare allo stadio le famiglie), ma non i mezzi. La protesta dei tifosi, anche attraverso video sul web, è insorta anche contro lo spot. E poca, davvero poca, è l'informazione giornalistica ai cittadini su questo provvedimento: in questo desolante scenario si è messa in luce una rete privata di Taranto, Studio 100 Sat, che ha mandato in onda un interessante documentario che vale la pena vedere.

Fonte: http://www.leggonline.it
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MessaggioTitolo: Re: No alla tessera del tifoso   No alla tessera del tifoso - Pagina 4 Icon_minitime2010-07-22, 16:52

Clamorosa Sorpresa: la tessera del tifoso è illegale!

No alla tessera del tifoso - Pagina 4 Tesser10

LIBERAL (M. MARTUCCI) - Ne sapevamo già tante: la Tessera del Tifoso non è un obbligo di legge e poggia su un dispositivo che il TAR Lazio ne valuterà l‘incostituzionalità. E' un’imposizione per i club e una scrematura preventiva del pubblico, senza la certezza di estirpare i fenomeni violenti. Limita le libertà di movimento dei cittadini e mina la privacy, colpa il micro-chip con identificazione a radio frequenza. E’ un’operazione di marketing speculativo e il Presidente dell’UEFA l’ha bocciata senza riserve. E così via, sciorinando a più non posso le criticità di questa rivoluzione all’italiana. Ma l’ultima scoperta ha davvero del clamoroso: la Tessera del Tifoso è illegale! Contrasta una legge dello Stato varata dopo la morte dell’Ispettore di Polizia Filippo Raciti e va contro il Codice di Giustizia Sportiva della Federazione Italiana Giuoco Calcio.

TESSERA ILLEGALE
L’art. 8 della Legge 4 Aprile 2007 N° 41, che ha convertito il Decreto dell’8 Febbraio 2007 N°8 recante “misure urgenti per la prevenzione e la repressione di fenomeni di violenza connessi a competizioni calcistiche”, obbliga i club di Serie A, B, Lega Pro e Dilettanti ad escludere qualsiasi tipo di facilitazione per i tifosi, pena una sanzione amministrativa del Prefetto con multa dai 50.000 ai 200.000 euro. Ecco il passaggio in questione: “E’ parimenti vietato alle società sportive corrispondere contributi, sovvenzioni, facilitazioni di qualsiasi genere ad associazioni di tifosi comunque denominate”. Un divieto che riguarda anche le cosiddette associazioni di fatto, disciplinate dal codice civile, nelle quali si fanno rientrare anche i possessori della Tessera del Tifoso che, per il peculiare elitarismo voluto dal Ministro dell’Interno Maroni, sono facilitati da offerte commerciali e proposte logistiche atipiche: esclusività per l’acquisto di abbonamenti stagionali e biglietti in trasferta per i settori ospiti. Esclusività per i biglietti in casa nelle gare giudicate a rischio dal CASMS. Accesso dedicato allo stadio con varchi prioritari (ancora da costruire). Agevolazioni per l’acquisto di merchandising e pacchetti finanziari (per i supporter della Fiorentina anche prestiti di denaro e mutui viola!) In parole povere, benefit per una cerchia di tifosi ufficiali, per i quali l'Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive spinge le società a favorire “la concessione di facilitazioni, privilegi e/o benefici”. Cioè quanto vietato dalla legge pubblicata in Gazzetta Ufficiale nel 2007, dopo la morte di Raciti.

CONTRO IL CODICE SPORTIVO
Stesse prescrizioni nel Titolo I delle norme di comportamento previste dal Codice di Giustizia Sportiva della FIGC, al primo comma dell’art. 12 (“Prevenzione di fatti violenti”): “Alle società è fatto divieto di contribuire, con interventi finanziari o con altre utilità, alla costituzione e al mantenimento di gruppi, organizzati e non, di propri sostenitori”. Cos’altro sarebbe la Tessera del Tifoso se non uno strumento per contribuire con altre utilità alla costituzione e al mantenimento di gruppi di tifosi? Cos’altro intendono i marketing manager per “community da fidelizzare” con la fidelity card? Regolamento sportivo e legge parlano chiaro: i titolari delle nuove carte non aderiscono ad un’associazione legalmente riconosciuta con finalità di divulgazione dei valori della Carta Olimpica e non hanno nemmeno l’obiettivo di gemellaggi con altri tifosi (art. 8, L. 41/07).

GLI ESPERTI: NORME SCOORDINATE
“Nella fretta di varare la tessera del tifoso – sostiene l’Avv. Lorenzo Contucci, esperto di cause per reati da stadio - ci si è dimenticati di coordinare le norme. Forse non sarebbe stato possibile, visto che la tessera non ha fondamento normativo ma si basa su una circolare amministrativa. In realtà i Prefetti dovrebbero contravvenzionare le società che, con la tessera, costituiscono la categoria dei tifosi ufficiali senza formare prima un’associazione legalmente riconosciuta. Potrebbe configurarsi l’omissione di atti di ufficio. Agevolazioni come per l’abbonamento sono una violazione di legge”. “Già il decreto del 1995 postumo l’omicidio Spagnolo vieta legami tra società e tifosi – ribatte Giovanni Adami, legale di molti sostenitori di curva – La tessera è una facilitazione che va contro questo principio. Oltre che in sede penale e amministrativa, si può pensare ad un esposto alla Procura Federale della FIGC.”

DASPO AI CAMORRISTI
“Ultrà non sempre è sinonimo di criminale, ma a Napoli certi gruppi camorristici non sono estranei alla gestione delle attività illecite che ruotano attorno allo stadio”. Lo afferma il procuratore aggiunto Giovanni Melillo, coordinatore della sezione criminalità predatoria della Procura di Napoli, dove un pool di pubblici ministeri è specializzato in reati da stadio. Melillo propone una ricetta inusuale: estendere le limitazioni della Tessera del Tifoso ai sottoposti a misure di prevenzione antimafia. “Il Daspo dovrebbe poter essere applicato anche a quanti, pur non essendo stati protagonisti diretti di comportamenti violenti negli stadi, abbiano riportato condanne, anche non definitive, per gravi delitti: rapina, estorsione, traffico di stupefacenti e, in generale, reati di criminalità organizzata”. In pratica, significa trattare i camorristi come gli ultrà o, preferibilmente, gli ultrà come i camorristi. Una formula che non lesina polemiche. “Lo stadio non è un luogo extraterritoriale – replica l’Avv. Contucci – lo stesso principio dovrebbe valere per discoteche e osterie: contano una decina di morti l’anno. Sono dichiarazioni contraddittorie: prima si dice che gli ultrà sono vicini alla camorra, poi che la camorra non gestisce le curve di Napoli ma bagarinaggio, scommesse e gadget contraffatti. Cosa ben diversa.” “Rispetto la posizione del procuratore di Napoli – conclude l’Avv. Adami – ma il legislatore ha creato misure restrittive circoscritte alle sole manifestazioni sportive. La giurisprudenza (TAR Toscana e Liguria) dice che il DASPO non può colpire il delinquente abituale. Non vedo il motivo di estenderlo ai dediti ad attività criminale: c’è già il codice di procedura penale”. Segno dei tempi: sta partendo la Tessera del Tifoso e, seppur fuori legge, tra i magistrati partenopei c'è già chi propone di superarla. Se non ce ne fossimo accorti, gli stadi sono diventati il Nuovo Laboratorio Italia. Tra un pallone, un coro e una bandiera si sperimentano misure di controllo sociale di massa e ardite peripezie giurisprudenziali.
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MessaggioTitolo: Re: No alla tessera del tifoso   No alla tessera del tifoso - Pagina 4 Icon_minitime2010-07-25, 16:43

VERTICE

Nei giorni scorsi a Catania si è tenuto un vertice degli ultrà delle squadre di calcio che hanno ribadito, praticamente in blocco, il loro no alla tessera del tifoso. Supporter divisi da acerrima rivalità come quelli del Catania e del Palermo, della Roma e della Lazio e dell'Atalanta e del Brescia si sono ritrovati d'accordo nel contestare la tessera che, nata da una direttiva del Ministero dell'Interno e rilasciata dal club per il quale si tifa, dal prossimo campionato sarà necessaria soprattutto per seguire le partite della propria squadra in trasferta. Soltanto gli ultrà dell'Inter hanno detto sì da tempo alla tessera del tifoso.

Gli ultrà si sentono ingombranti e contestano la politica delle società che pensano soprattutto ai diritti televisivi privilegiando le telecamere e penalizzando il pubblico allo stadio. Il vertice è stato utile per fare il punto della situazione ma non si sono trovate soluzioni da mettere subito sul tavolo. Gli ultrà di Catania, Palermo e Lazio hanno comunque proposto uno sciopero dei tifo a oltranza, ipotesi che sarà valutata. Il motto è che «uno stadio senza il tifo e molto più triste di uno stadio senza partite di calcio»




VERTICE 2

CATANIA - Quando la politica unisce. Oltre 60 tifoserie di squadre di serie A e altre categorie si sono riunite a Catania per un vertice contro l'odiata "Tessera del tifoso" voluta dal Governo e promossa dalla Figc per diminuire la violenza negli stadi italiani. Oltre 400 rappresentanti di gruppi ultras di tutta Italia sono a rapporto per trovare nuove strategie e promuovere proteste comuni affinché l'iniziativa governativa, che potrebbe ridurre drasticamente il potere dei gruppi organizzati all'interno degli stadi e dei club stessi, venga messa al bando.

DA PARTE LE RIVALITA' - Secondo il quotidiano "La Sicilia", che pubblica la notizia, a Catania si sarebbero incontrati anche gruppi storicamente rivali, ma uniti da obiettivi condivisi come "restare una parte attiva nel calcio" e continuare "a vivere senza sopravvivere". Così insieme si sono seduti ultras del Catania e del Palermo, la cui rivalità costò la vita all'ispettore capo di polizia Filippo Raciti il 2 febbraio del 2007 allo stadio "Massimino" durante il derby, ma anche della Roma e della Lazio, della Juventus e del Napoli, del Milan e dell'Inter, del Bari e del Lecce, del Cesena e di squadra di altre categorie come quelli dell'Atalanta (serie B).

VERSO LO SCIOPERO DEI TIFOSI - Gli ultras si "sentono ingombranti" e contestano le linee delle società che, sostengono, "con la questione dei diritti televisivi" adesso fanno giocare il "calcio
in favore di telecamera, non per il pubblico allo stadio". Durante la riunione è stata "stigmatizzata la posizione degli ultras dell'Inter che hanno detto sì alla tessera del tifoso" e ogni gruppo ha annunciato "iniziative di protesta". L'incontro sarebbe servito, infatti, a "fare il punto della situazione" ma senza "trovare soluzioni da mettere sul tavolo". Anche se c'è una tesi che si sta valutando, sposata da ultras di Catania, Palermo e Lazio: "Lo sciopero dei tifosi a oltranza perché - sostengono - uno stadio senza il tifo è molto più triste di uno stadio senza partite di calcio".

Fonte: http://www.ultrasblog.biz
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MessaggioTitolo: Re: No alla tessera del tifoso   No alla tessera del tifoso - Pagina 4 Icon_minitime2010-08-22, 11:03

Flop tessera: solo 200 mila Curve semivuote e pericolose

Abbonati in calo del 18%. Secondo la Lega all'appello mancheranno 65-70 mila sostenitori "fissi". Guerre interne tra ultrà e gli episodi estivi: allarme al Viminale. "Il rischio sono i cani sciolti"
di FULVIO BIANCHI

FIRENZE - Solo duecentomila tessere del tifoso, abbonamenti in calo in serie A del 18%: la stagione del pallone inizia con le curve semivuote e spaccate (pericolosamente) al loro interno. La tessera per ora è stato un mezzo flop: a Inter (50.000) e Milan (220.000: Galliani l'aveva spedita a casa a tutti i simpatizzanti rossoneri...) che già avevano aderito, ora si sono aggiunti tutti gli altri club con un totale però che non supera le 200.000 tessere. Lo scorso anno gli abbonati erano stati 340.000: ora, a campagne concluse, la Lega di A stima di perderne 65-70.000. Vero che c'è anche la concorrenza tv, con la guerra degli sconti fra Sky e Mediaset Premium che contribuisce a svuotare gli stadi, brutti e pericolosi: ma la tessera del tifoso, novità di quest'anno, è stata gestita male dai club, che l'hanno subita come un'imposizione del Viminale, e solo ultimamente, e non tutti, cercano di venire incontro ai loro tifosi. Saranno pronti quindi i "varchi dedicati" per il 28-30 agosto? E le agevolazioni dove sono? Solo qualche club si avventura (Inter per prima) nell'iniziativa degli abbonamenti a rate. "Ma le tessere non sono così poche - spiegano dalla Lega - e ci sono club come Roma e Genoa in pieno recupero".

Di sicuro molte curve saranno semivuote, e molti ritengono la card del tutto inutile "Bastava l'abbonamento con la foto". All'ottimismo della Confindustria del pallone, più preoccupata forse per il contratto collettivo, non corrisponde altrettanta fiducia
da parte del Viminale. "Freddissima partecipazione, non è ancora passato il messaggio che la tessera del tifoso è un servizio e non una schedatura", è il segnale che arriva dal Ministero dell'Interno. Con la convinzione che i "legami fra alcuni club e gli ultrà non siano mai stati risolti". Ma il ministro Roberto Maroni ha voluto la tessera obbligatoria (per gli abbonamenti e per le trasferte nel settore ospiti) da questa stagione e allora si va avanti lo stesso, sapendo benissimo che questa sarà "un'annata laboratorio", quindi ad alto rischio. Presto sarà pronto anche il sistema informativo: si saprà così con certezza chi potrà mettere piede in uno stadio (circa 5000 tifosi, al momento, ne sono esclusi) mentre sta per nascere il "pool interforze" voluto da Antonio Manganelli, capo della polizia, per capire dove ci sono infiltrazioni criminali in curva.

Segnali di chiara preoccupazione. Chi non ha la tessera avrà grossi problemi soprattutto in trasferta (finendo magari mischiato con i tifosi avversari...) e il pericolo vero, spiegano dal Viminale, può arrivare soprattutto dai "cani sciolti", ora che molti capi ultrà hanno perso potere (e business). Ci sono curve spaccate fra loro, fra chi ha in tasca la tessera e chi, per convinzione o per ideologia, l'ha sempre rifiutata. "Ma noi siamo pronti", garantiscono dal Viminale. Non sarà comunque un'annata facile e i primi segnali, nelle amichevoli, lasciano poco tranquilli. Gli arbitri, assicura Marcello Nicchi, faranno comunque la loro parte: "Stroncando la violenza in campo, che porta ad altra violenza sugli spalti". Basterà? (21 agosto 2010)

Fonte: http://www.repubblica.it
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MessaggioTitolo: Re: No alla tessera del tifoso   No alla tessera del tifoso - Pagina 4 Icon_minitime2010-09-08, 15:12

Io sto con gli ultras

di Massimo Fini - 02/09/2010

Siamo stufi, arcistufi, di questo Stato di polizia. Che non è quello delle intercettazioni telefoniche, come pretende Berlusconi che ha la coscienza sporchissima, che sono perfettamente legittime quando autorizzate dalla Magistratura, ma quello dove le libertà più elementari sono osteggiate, conculcate, vietate, proibite, scomunicate, tranne quella economica anche quando passa sul massacro della popolazione (è “la libera intrapresa” a creare la disoccupazione, oh yes, ma questo ve lo spiegherò in un’altra occasione) e, ovviamente, quelle del Cavaliere che può corrompere testimoni in giudizio, pagare mazzette ai finanzieri, consumare colossali evasioni fiscali, avere decine di società “off shore”, precostituirsi “fondi neri” impunemente perché, attraverso i suoi scherani, si fa cucire leggi su misura che lo tengono fuori dai processi.

Non bastassero già le leggi nazionali, dove sono sempre più feroci i limiti imposti al consumo di alcol, al fumo, non solo a tutela dei soggetti passivi ma anche di quelli attivi, alla prostituzione (da strada naturalmente, quella delle escort e soprattutto dei loro importanti clienti è immune), ora, dopo un altro demenziale decreto del ministro Maroni, ci si sono messi anche i sindaci, in particolare leghisti, ma non solo, a imporre i divieti più grotteschi e assurdi. A Verona è proibito sbocconcellare un panino in strada, consumare alcol fuori dai bar, bagnarsi nelle fontane, girare a torso nudo (il Mullah Omar era più permissivo). A Vicenza ci sono multe salatissime (500 euro) “per camper e roulotte che trasformano la sosta in un bivacco”. A Novara sono vietate le passeggiate notturne nei parchi se si è più di due (durante il fascismo ci volevano almeno cinque persone per considerarle “radunata sediziosa”). A Eraclea (Sicilia) è proibito ai bambini costruire castelli di sabbia in riva al mare. A Firenze, a Venezia, a Trento e in altre città è vietato chiedere l’elemosina, cosa che non si era mai vista prima (nemmeno nei “secoli bui” del Medioevo, anzi, tantomeno nel Medioevo in cui si riteneva che il mendico, come il matto, avesse, per dei suoi misteriosi canali, un rapporto privilegiato con Dio) in nessuna società del mondo, eccezion fatta per l’Unione Sovietica.

Adesso, sempre per iniziativa del solerte Maroni, è arrivata anche la “tessera del tifoso”.

È intollerabile che uno per andare a vedere una partita di calcio debba chiedere la patente alla società. Una schedatura mascherata, socialmente razzista perché imposta solo ai tifosi che vanno nel “settore ospiti”, cioè dietro le porte e nelle curve, mentre chi può pagarsi i “distinti” non subisce questa gogna. In realtà questa misura illiberale va nel segno di una tendenza in atto da molti anni: eliminare via via il calcio da stadio a favore di quello televisivo e degli affari di Sky, Mediaset e compagnia cantante (con corollario di moviola, labiali, giocatori scoperti in flagranti e sacrosante bestemmie – robb de matt – e, da quest’anno, anche la profanazione del tempio sacro dello spogliatoio). Ma chi conosce anche solo un poco il “frubal”, come lo chiamava Gioann Brera ai tempi belli in cui tutte queste stronzate non esistevano, sa che fra il calcio visto allo stadio e quello visto in casa, in pantofole, fra una telefonata e l’altra e magari sbaciucchiandosi con la fidanzata (orrore degli orrori, il calcio è un rito che vuole una concentrazione esclusiva, non sono mai andato allo stadio con una ragazza e fra Naomi e Ruud Van Nistelrooy – doppietta allo Shalke 04 per inciso – non ho dubbi) non corre alcuna parentela. Per vivere davvero la partita, per capirla, bisogna essere allo stadio, vedere tutto il campo (ci sono centrocampisti che, se guardi la partita in Tv, sembrano aver giocato male perché han toccato pochi palloni e invece hanno giocato benissimo, di posizione) e non solo quello che garba al cameraman.

Dal 1983 – introduzione del terzo straniero – il calcio da stadio ha perso il 40% degli spettatori. Quest’anno gli abbonamenti sono ulteriormente crollati del 20%. Molti tifosi hanno solidarizzato con gli ultras in rivolta e non l’hanno rinnovato. E poi ci sono le ragioni, così efficacemente spiegate da Roberto Stracca in un servizio sul Corriere ( 26/8 ) e che hanno tutte la stessa origine: scoraggiare la gente dall’andare allo stadio. “Anche chi non è ultrà – scrive Stracca – e non ha mai pensato di esserlo, dopo biglietti nominali, necessità di un documento per un bambino di 8 anni, odissee fantozziane nella burocrazia più ottusa per una partita di pallone, non ne ha potuto più e ha finito per dire addio allo stadio e aderire alla sempre più ricca offerta televisiva”.
Maroni, contestato violentemente da 500 ultras bergamaschi alla Festa della Lega ad Alzano Lombardo, ha detto: “Dicono di essere dei tifosi, ma non lo sono. Sono dei violenti”. E invece gli ultras sono gli ultimi, veri, amanti del calcio.

Qualche anno fa, in una domenica canicolare e patibolare di giugno, i demonizzatissimi ultras in rappresentanza di 78 società, di A, di B, di C e delle serie minori, diedero vita a Porta Romana, a Milano, davanti alla sede della Figc, a una civilissima manifestazione al grido di “Ridateci il calcio di una volta!” (cioè: numeri dall’uno all’undici, arbitro in giacchetta nera, pochi stranieri, riscoperta dei vivai e, soprattutto, basta con l’enfiagione economica che ha distrutto tutti i valori mitici, rituali, simbolici, identitari, che ne hanno fatto la fortuna per un secolo, a favore del business e che finirà, prima o poi, per farlo scoppiare come la rana di Esopo). La notizia – mi pareva una notizia – passò sotto silenzio. Persino la Gazzetta dello Sport dedicò all’avvenimento un box di poche righe. Non bisognava disturbare il manovratore. Cioè gli affari.

Due parole sulla “violenza” Ad Alzano Maroni ha detto anche: “Io con i violenti non parlo”. E allora il primo cui non dovrebbe rivolgere la parola è Umberto Bossi, il suo Capo. L’ineffabile Maroni si è dimenticato che il leader del Carroccio, agli albori della Lega, dichiarò: “Ho trecentomila leghisti pronti a estrarre la pistola dalla fondina” (in realtà quelli, dalla fondina, possono estrarre al massimo il loro cellulare), e in seguito: “andremo a prendere i fascisti uno a uno, casa per casa”, e ancora, a proposito dei magistrati, “bastano delle pallottole e una pallottola costa solo 300 lire”, e di recente ha anfanato di fucili e altre armi se non gli concedevano non mi ricordo che cosa, parole che dette da un esponente del Governo, sono ben più gravi delle quattro macchine date alle fiamme durante la contestazione di Bergamo.

Io sto con gli ultras. Anche quelli violenti di Bergamo. Perché mi paiono gli unici ad aver voglia ed energia di rivolta in un Paese in cui i cittadini si fan passare sopra ogni sorta di abusi, di soprusi e di autentiche violenze sempre chinando la testa. Sudditi. Nient’altro che sudditi.

Fonte: http://www.ariannaeditrice.it
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MessaggioTitolo: Re: No alla tessera del tifoso   No alla tessera del tifoso - Pagina 4 Icon_minitime2010-09-08, 15:20

CALCIO - I rapporti tra le banche e la Tessera del tifoso

(Mirorenzaglia.org - Il fondo Magazine) - Quando si parla della Tessera del Tifoso, si è sempre pensato che questa equivalga solamente ad una tessera di fidelizzazione del tifoso alla propria società calcistica e che lo stesso sostenitore, da essa, possa tranne innumerevoli vantaggi. Non è esattamente così, la Tessera del Tifoso è un altro strumento di controllo e di marketing a guadagno soprattutto degli istituti finanziari di maggiore importanza, come se, gli assurdi aiuti dello Stato alle banche, a discapito di piccole e medie imprese, non fossero già troppo.

Il meccanismo è semplice e basta soffermarci su dei piccoli particolari per capire come gli istituti di credito possano trarne vantaggio. La Tessera del Tifoso, per quasi tutte le società calcistiche, ha un costo pari a dieci euro, nulla di strano se questa tessera fosse una semplice affiliazione al proprio club, peccato che, con la Tessera del Tifoso, si accetta, silenziosamente, una vera e propria carta di credito ricaricabile con annesso codice IBAN – International Bank Account Number – che costringerà il tifoso affiliato a degli innumerevoli movimenti bancari per l’acquisto dei tagliandi di ingresso alle partite e, inevitabilmente, verranno fatti sconti e agevolazioni sul materiale dei club per stuzzicare ancora di più il tifoso, diventato ormai cliente, ad usarla.

Non a caso, nel sito dell’Osservatorio Nazionale delle Manifestazioni Sportive, sotto la dicitura ‘a cosa si ha diritto’ viene riportato: “E’ favorita la concessione di facilitazioni, privilegi e/o benefici da parte delle società (accumulo di punti, diritto di prelazione per l’acquisto di biglietti, convenzioni con altre società private come Ferrovie dello Stato, Autogrill, sponsor, ecc.). E ancora, ma questa volta sul sito della Lega Pro – ex serie C – per incentivare l’affiliazione si legge: “Ottenere una carta di pagamento ricaricabile Visa con un proprio IBAN (…) consente di (…) trasferire in real time denaro da una carta all’altra (card to card) (…) Maggiori servizi e benefici concreti: premi, merchandising, biglietti, convenzioni (…) La tessera rappresenta un borsellino elettronico che consente di fare operazioni di varia natura, acquisti online, prelevare contanti, trasferire denaro, ricaricare il telefonino”.

Ci troveremo dunque davanti a centinaia di migliaia di movimenti a guadagno di società – banche comprese -, che nulla hanno a che vedere con il calcio e, come se questo non bastasse, enti terzi, avranno migliaia di dati di potenziali clienti a cui potranno offrire i propri servizi. Basta fare due ricerche, anche su internet, e si scopre che Giancarlo Abete, presidente della Federazione Italiana Gioco Calcio, favorevole alla Tessera del Tifoso è il fratello di Luigi Abete, vicepresidente dell’Associazione Bancaria Italiana e presidente della banca romana BNL… Ma questa è un’altra storia! Nell’era della sicurezza gridata a gran voce e voluta ad ogni costo, tutto questo accade nel silenzio più totale dei mass media italiani che indicano come la tessera sia solamente un gran beneficio per il tifoso. Possiamo essere Uomini o continuare ad essere manichini di una società del consumo, sta a noi scegliere.
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